Pamela Busonero, Psicologa e Psicoterapeuta

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Come aiutare chi soffre di Attacchi di Panico

da | Apr 27, 2017 | Le varie forme dell'ansia | 0 commenti

Attacchi di Panico: cosa si può fare

Ultimamente ricevo sempre più telefonate di persone che mi chiedono come aiutare chi soffre di attacchi di panico.

Una delle caratteristiche che accomuna molti di loro è che si rendono conto che non sanno proprio cosa fare per aiutare i loro cari, che si sentono impotenti di fronte al panico. 

I familiari, gli amici che vorrebbero essere d’aiuto si trovano in difficoltà su come comportarsi, cosa dire, cosa non dire, cosa fare etc..

Questo succede perché chi non ha mai sofferto di attacchi di panico – fortunatamente- non può capire cosa sta realmente succedendo alla persona che ne soffre. Ciò porta, a volte, a non riuscire ad immedesimarsi nella persona sofferente.

Vorrei proporre alcuni consigli pratici per aiutare le persone ad aiutare chi soffre di attacchi di panico.

  1. Informati. 

    La prima cosa da fare è informarsi sull’argomento, capire bene cos’è un attacco di panico e come si manifesta.

    In un articolo precedente ho scritto nel dettaglio tutto ciò che c’è da sapere. Se vuoi essere d’aiuto devi innanzitutto saper riconoscere i sintomi che accompagnano l’attacco di panico e capire una cosa fondamentale: il disturbo ha un inizio, un apice molto intenso ed una fine. Cosa devi sapere:

    a. È molto raro che durante una crisi si compiano atti auto-lesivi
    b. La persona non sta fingendo, sta davvero male

    c. Non c’è reale pericolo di vita

    d. Gli psicofarmaci non sono la cura, serve la psicoterapia. In alcuni casi non fanno altro che cronicizzare il problema. 

  2. Evita pregiudizi, consigli e critiche. 

    Data la difficoltà a mettersi nei panni nella persona con disturbo, a volte si tende a sottovalutare la gravità e sostenere che “l’attacco di panico è un problema immaginario”, “ne soffrono le persone deboli”, “ne soffre chi non ha il controllo della situazione”, etc….

    Questo è un errore abbastanza comune che andrebbe evitato: l’unica cosa che si ottiene non è altro che aggiungere peso e sofferenza al disturbo, anche se l’intenzione è quella di scuotere la persona.

    La verità è che il disturbo di panico è una condizione medica diagnosticabile accompagnata da precisi sintomi fisici, cognitivi ed emotivi. Alla base c’è sempre qualcosa di più grave. A volte un trauma, una perdita, o altro, della quale la persona con disturbo può non esserne neanche consapevole. Quindi per affrontare questo problema la persona non ha bisogno che il proprio problema venga minimizzato, criticato o quant’altro. Se vuoi essere d’aiuto devi tenere conto anche della paura che si prova ad avere un altro attacco, una paura anticipatoria.

    I danni peggiori vengono arrecati proprio dalla paura della paura. E’ quella che limita le azioni, i luoghi, le persone che potrebbero provocare un altro attacco. Paradossalmente mentre l’attacco di panico dura alcuni minuti, la sua paura può condizionare la vita delle persone.                                       

  3. Cosa fare durante un attacco di panico. 

    Questo è il momento più difficile per aiutare la persona, perché c’è il rischio di “andare nel panico” ed aggiungere solamente un altro problema, o, al contrario, di essere bloccato totalmente.

    Ecco alcuni suggerimenti utili:

    a. riconosci i sintomi e verifica che effettivamente si tratta di un attacco di panico

    b. parla alla persona con un tono calmo e basso allo scopo di rassicurarla, non alzare la voce. L’importante è fare sentire la persona che non è sola, a volte anche con qualche frase del tipo “non sei solo”, “sei al sicuro qui con me”, etc. E’ anche utile aiutare la persona a capire che sta avendo un attacco di panico e dirle proprio “stai avendo un attacco di panico, sai già che durerà qualche minuto poi finirà”.

    c. prendi la mano della persona allo scopo di farle sentire il contatto, di darle qualche riferimento ed orientarla nel presente.

    d. se vi trovate in un luogo troppo affollato accompagna la persona in un posto più tranquillo.

    e. incoraggia la persona a respirare lentamente, ad ascoltare il proprio respiro.                                                                   

  4. Cosa fare tra un attacco di panico e l’altro. 

    Come accennavo sopra, la paura di avere un altro attacco sarà molto alta, quindi le persone che soffrono di tale disturbo cominceranno a crearsi una “confort zone” evitando luoghi, situazioni che potrebbero innescare l’attacco di panico, facendo di conseguenza sempre meno cose e trovandosi piano piano sempre più soli.

    a. Dai una disponibilità limitata alle sue richieste. Accompagnalo se ha bisogno, ma non in qualsiasi momento, rischieresti di diventare l’equivalente di uno psicofarmaco assunto al bisogno

    b. Non trattarlo come un malato. Non far vedere di avere paura, non limitare ulteriormente le sue azioni

    c. Non allertarti con le sue paure. Lascia che si scontri coi suoi limiti, solo in questo modo potrà capire cosa “chiede” il sintomo

    d. Non versare benzina sul fuoco. L’attacco di panico è un’esperienza molto intensa, ma comunque è un fenomeno di breve durata (dai 5 ai 20 minuti di media) e soprattutto non ne è mai morto nessuno. È importante quindi non agitarsi, rimanere calmi ed aspettare che passi.

    e. Durante l’attacco la persona è molto agitata e si sente in pericolo. Di conseguenza è importante rimanere centrati e fare sentire la persona al sicuro, evitando di mostrare paura, fare troppe domande, criticare, sminuire o negare il problema, scuotere o parlare bruscamente.        

  5. Fai la tua vita. 

    Per prendersi cura della persona cara a volte si tende a mettere da parte i propri bisogni. Questo è un rischio comune a tutti quelli che vivono o sono molto vicini a persone che hanno delle difficoltà.

    Capita a volte di dimenticarsi della propria vita, dei propri bisogni, per stare dietro a chi più bisognoso. Altre volte le persone addirittura si potrebbero sentire in colpa a fare qualcosa per se stesse, pensando di trascurare completamente l’altro.Potrebbe essere molto difficile individuare la sottile linea che intercorre tra l’aiutare l’altro ed il fare troppo, ma l’annullarsi per l’altro non è un bene per nessuna delle due parti.

    Il rischio più grave è quello di ammalarsi a sua volta (…e non essere più di aiuto!). È bene quindi trovare un equilibrio tra i propri bisogni e quelli dell’altro.                                                                                               

  6. Suggerisci una psicoterapia. 

    Dall’attacco di panico si può guarire! Non deve essere assolutamente considerato uno stile di vita. Aiutalo a capire che può fare qualcosa per migliorare la sua vita.

Dott.ssa Pamela Busonero, Psicologa e Psicoterapeuta Firenze

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Dott.ssa Pamela Busonero

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