Pamela Busonero, Psicologa e Psicoterapeuta

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Dipendenza affettiva: il dipendente aggressivo

da | Ott 11, 2019 | Amore e disturbi di personalità | 1 commento

Chi è il dipendente aggressivo

Le persone con una dipendenza affettiva provano spesso rabbia. Rabbia per non essere visti, non essere considerati dal partner, rabbia perché l’altro non riesce ad amare come il dipendente avrebbe bisogno. Ma, mentre nella forma passiva ed in quella co-dipendente questa rabbia rimane sullo sfondo (a parte qualche episodio sporadico), quella del dipendente aggressivo viene a galla in maniera statica.

Nella persona con una forma di dipendenza aggressiva viene fuori la sua parte più cattiva e sadica: –invece di subire- aggredisce. Naturalmente questi agiti sono difese di una più profonda paura, quella di essere ferita ed abbandonata.

Solitamente questa forma di dipendenza è frutto di un passato complicato. Probabilmente la persona in passato soffriva di una dipendenza passiva, o co-dipendenza, ma con il passare degli anni ha coltivato relazioni particolarmente fallimentari che le hanno fatto venire a galla molta rabbia.

Da chi è attratto il dipendente aggressivo

Questo tipo di dipendenza si manifesta quando un dipendente affettivo incontra un altro dipendente affettivo, ossia una persona con caratteristiche simile a sé. A questo punto l’altro potrà ‘scegliere’ di essere sottomesso, o aggredire di conseguenza. Nel secondo caso il rapporto sarà caratterizzato da un scontro perenne, dove si alterneranno sentimenti di rabbia, sensazioni di svalutazione e sensi di colpa.

Nelle coppie più consolidate potrebbe capitare un cambio di atteggiamento: all’inizio della storia la persona che adesso ha sviluppato una dipendenza affettiva aggressiva probabilmente era stata sottomessa dal partner narcisista o masochista, ma col passare del tempo, accumulando rancore ed umiliazioni, abbia fatto uscire fuori questa rabbia ‘distruttiva’.

Che tipo di legame instaura il dipendente affettivo

Il legame che si instaura è fondato sulla convinzione che il partner sia quello ‘meno peggio’.

Non c’è amore, né desiderio.

La paura di rimanere in solitudine e la convinzione di non meritare amore sono così dominanti che egli si aggrappa al partner come ‘ultima spiaggia’, sapendo già da subito che questa persona non sarà in grado di soddisfare i propri bisogni.

Il sentimento che prevale

Il sentimento prevalente è il disprezzo, sia verso il partner, che verso se stesso. Il partner sarà spesso svalutato e umiliato, anche in pubblico. Gli verrà addossata tutta la colpa per il fallimento di questa relazione e penserà spesso “cosa sarebbe successo se…(avessi scelto un’altra persona, se lo avessi lasciato/a qualche anno fa, se davo retta agli amici, etc..). Il disprezzo verso se stesso è dato dall’auto-accusa della scelta sbagliata.

Se la coppia ha figli, questi potrebbero essere messi nel mezzo per continuare a svalutare il partner.

L’illusione

L’illusione del dipendente aggressivo è il pensiero che “il partner non sarà mai in grado di prendersi cura di me come avrei veramente bisogno”. Vediamo, a differenza del dipendente passivo o del co-dipendente, un’illusione negativa.

Ci sarà quindi una idealizzazione di se stesso e una marcata svalutazione nell’altro.

E da qui la doppia illusione: da una parte il partner che non è in grado di prendersi cura del compagno/a, dall’altra sé stesso percepito come immeritevole di amore.

Cosa pensa di sé stesso

Il dipendente aggressivo percepisce sé stesso come non degno di essere amato, di non aver valore e per questo sente di non meritare un amore genuino.

EMDR per uscire dalla dipendenza affettiva aggressiva

La persona con una dipendenza affettiva aggressiva riuscirà a stare meglio quando comincerà ad assumersi le proprie responsabilità. Quando non prenderà più il partner come capro espiatorio dei suoi mali, quando comincerà a vedere la relazione sotto diversi punti di vista.

Lavorando più profondamente con l’EMDR e cercando nell’infanzia sensazioni/emozioni simili a quelle attuali, la persona acquisterà fiducia in sé stessa, comincerà a percepire il proprio valore e si renderà conto se l’altro è la persona giusta, visto cioè non come ultima spiaggia, ma come amore ‘sano’.

Leggi anche

la forma Passiva (“Ho bisogno di te”)

il Co-dipendente (“Il mio amore ti salverà”, chiamata anche ‘Sindrome da crocerossina’)

la forma Contro-dipendente (“Non ho bisogno di te”, tipica delle personalità Narcisista o Psicopatico)

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Dott.ssa Pamela Busonero

Psicologa Psicoterapeuta, riceve a Firenze in Piazza Indipendenza 21

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1 commento

  1. Neny

    Ed il punto è proprio come scrive “chi si prenderà cura di me” . Ma non ne vedo uscita. Prima che ne conoscessi il termine, ho sempre visto mia sorella come un’uccellino nel nido a becco spalancato in attesa di qualcuno che la nutra. Negli anni non è migliorata nonostante le batoste ,è solo diventata più egoista e rabbiosa dietro la maschera della passiva aggressiva. Si riconosce pienamente quale dip.affett. ed è il suo massimo sforzo, ma non c’è verso di condurla ,indirizzarla, suggerirle ,una terapia. Provare ad affrontare il passato infantile, si arrabbia e colpevolizza i nostri che ,per carità, danni ne hanno fatto, vittime a loro volta, ma passati gli anta un minimo di assunzione di responsabilità non guasterebbe, più che per lei, per la sanità di sua figlia. E così eccoci qui di nuovo , delusa e passivamente rabbiosa dietro la rinnovata perdita del “cattivo ” di “turno”,a raccontarsi la versione edulcorata delle sue prodezze. Non so che fare e onestamente, mi spiace per lei , ma ha stancato.

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