Guarire dal trauma degli abusi.
Uscire da una condizione di abuso è una delle sfide più grandi che una persona possa affrontare.
Vivere in una situazione traumatica non solo mina profondamente la nostra autostima, ma rende quasi impossibile vedere una via d’uscita o immaginare un futuro migliore.
La scienza e l’esperienza clinica dimostrano che il primo passo verso la guarigione è allontanarsi dalla situazione abusante. Questo articolo esplorerà le ragioni psicologiche e scientifiche per cui è fondamentale uscire fisicamente dal contesto di abuso prima di poter lavorare sulle ferite interiori.
Cosa accade al cervello durante l’abuso
Quando una persona vive in una condizione di abuso continuativo, il cervello entra in uno stato di iperattivazione costante.
Secondo numerosi studi neuroscientifici, tra cui una ricerca pubblicata su Neurobiology of Stress (2016), l’esposizione prolungata al trauma altera il funzionamento di aree chiave del cervello come l’amigdala, l’ippocampo e la corteccia prefrontale. Questi cambiamenti possono portare a:
- Ipervigilanza: la sensazione di essere costantemente in pericolo.
- Difficoltà cognitive: come problemi di memoria e di concentrazione.
- Impossibilità di pianificare il futuro: il cervello rimane bloccato in modalità di sopravvivenza, rendendo difficile prendere decisioni razionali.
Ad esempio, una mia paziente descriveva come anche una semplice decisione, come cosa cucinare per cena, le sembrasse insormontabile mentre viveva con il suo partner abusante. Il suo cervello era così concentrato sulla sopravvivenza quotidiana da non lasciare spazio ad altro.
In altre parole, finché si rimane immersi nella situazione di abuso, è quasi impossibile accedere a quello stato mentale necessario per iniziare un percorso di guarigione.
Molti si chiedono: Perché una persona vittima di abuso non se ne va? La risposta è complessa e radicata in fattori psicologici, emotivi e pratici.
Perché è così difficile andarsene?
Ecco alcune delle principali ragioni:
1. Dipendenza emotiva
Gli abusatori spesso instaurano un legame di dipendenza emotiva con la vittima, un fenomeno noto come trauma bonding o legame traumatico. Questo legame si basa su un ciclo alternato di abuso e apparente affetto, che crea confusione e rende difficile lasciare la relazione. Anna, una giovane donna con cui ho lavorato, descriveva il ciclo di abusi del suo partner come una “montagna russa emotiva“: momenti di violenza seguiti da scuse appassionate e promesse di cambiamento che non arrivavano mai.
2. Senso di colpa e vergogna
Molte vittime interiorizzano la colpa per l’abuso subito, pensando di aver fatto qualcosa per meritarlo. Questo senso di vergogna può paralizzare e impedire di chiedere aiuto. Ad esempio, Luca, un mio paziente, aveva interiorizzato le critiche costanti del suo partner, arrivando a credere che fosse davvero “inadatto” e “incapace di essere amato“.
3. Mancanza di risorse pratiche
Abusi finanziari o isolamento sociale rendono spesso impossibile per la vittima trovare un posto dove andare o avere le risorse economiche per ricostruirsi una vita. Una donna che ho seguito per mesi non aveva accesso al proprio conto corrente, una situazione che l’aveva intrappolata economicamente.
4. Paura del cambiamento
Il cambiamento è spaventoso, soprattutto quando si è stati manipolati a credere che non si possa sopravvivere senza l’abusatore. La paura di non farcela da soli può essere più forte del desiderio di libertà. Questo è stato il caso di Giulia, che ha descritto il momento della sua fuga come “saltare nel vuoto senza paracadute“.
Il primo passo: uscire fisicamente dall’abuso
L’allontanamento fisico è il passaggio più importante e spesso il più difficile.
Ma perché è così cruciale?
Una volta fuori dal contesto abusante, il cervello inizia lentamente a uscire dalla modalità di sopravvivenza.
Questo permette di:
- Ridurre l’esposizione agli stimoli che attivano l’amigdala.
- Recuperare la capacità di pensare in modo più lucido e razionale.
- Creare uno spazio sicuro per iniziare a elaborare il trauma.
Secondo uno studio pubblicato su Journal of Traumatic Stress (2020), la rimozione dalla situazione traumatica è associata a una significativa riduzione dei sintomi di stress post-traumatico (PTSD) nel tempo. Una mia paziente ha notato che solo dopo essere uscita dalla casa in cui viveva con il suo ex marito ha iniziato a dormire meglio e a sentirsi meno sopraffatta.
Come rinforzarsi per uscire dalla situazione abusante
Per molte persone, il problema non è solo quando andarsene, ma come. Ecco alcune strategie per rafforzarsi prima di fare il grande passo:
1. Creare una rete di supporto
Parlare con amici fidati, familiari o professionisti può fare la differenza. Sapere di non essere soli offre un importante sostegno emotivo. Carla, una mia paziente, ha trovato forza nel condividere la sua situazione con un’amica che l’ha aiutata a pianificare la fuga.
2. Documentare l’abuso
Tenere un diario o raccogliere prove dell’abuso può essere utile, non solo dal punto di vista legale ma anche per ricordare a sé stessi la realtà della situazione. Una mia paziente, per esempio, ha tenuto un registro degli episodi di violenza verbale e fisica, che le è servito come motivazione per andarsene.
3. Cercare supporto professionale
Un terapeuta esperto in traumi può aiutare a lavorare sui legami emotivi e sulla dipendenza dall’abusatore, preparando il terreno per la fuga. Marta, di cui parlavo prima, ha trovato il coraggio di lasciare il suo partner dopo mesi di terapia.
4. Pianificare in segreto
Preparare un piano pratico, come risparmiare denaro, trovare un rifugio sicuro o organizzare il trasloco, può rendere il processo meno spaventoso. Ricordo una paziente che nascondeva piccole somme di denaro per mesi per potersi permettere un trasloco improvviso.
5. Imparare a riconoscere i propri diritti
Molte vittime non si rendono conto di avere diritto a una vita libera dall’abuso. Informarsi sui propri diritti legali e civili può essere un potente catalizzatore di cambiamento. Una paziente ha trovato supporto contattando un centro anti violenza che lo ha aiutato a comprendere i suoi diritti.
La ricostruzione dopo l’abuso
Una volta usciti dalla situazione abusante, inizia il vero lavoro di guarigione.
Questo processo può includere:
- Elaborazione del trauma: attraverso terapie come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).
- Recupero dell’autostima: lavorare su sé stessi per riconoscere il proprio valore e ricostruire la fiducia nelle proprie capacità.
- Imparare a stabilire confini sani: per prevenire futuri legami tossici.
- Coltivare nuovi interessi e relazioni: per creare una vita appagante e significativa.
Luca, che aveva inizialmente interiorizzato la colpa, ha trovato nella terapia uno spazio sicuro per riconoscere il suo valore e costruire nuove relazioni basate sul rispetto reciproco.
Il mio percorso per chi vuole uscire dal trauma
Il mio lavoro si rivolge principalmente a persone che hanno già lasciato una situazione abusante e desiderano ricostruire la propria vita.
Tuttavia, so quanto sia difficile fare il primo passo verso la libertà. Se ti trovi ancora intrappolato in una relazione tossica, possiamo lavorare insieme per:
- Indebolire i ganci emotivi che ti legano all’abusatore.
- Gestire la dipendenza affettiva, aiutandoti a riconoscere le dinamiche tossiche.
- Creare un piano pratico per uscire dalla situazione in sicurezza.
Una volta uscito da quel contesto, inizieremo il vero percorso di guarigione, lavorando sulle ferite interiori e aiutandoti a ricostruire una vita libera e autentica.
Ricorda: il cambiamento è possibile.
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