Il Training Autogeno
Training Autogeno
Il Training autogeno, messo a punto intorno agli anni Venti da Johannes .H. Schultz e generalmente praticato per risolvere problematiche relative allo stress psicofisiologico, è una tecnica nata dalla combinazione di efficaci strumenti impiegati in diverse terapie psicologiche in base ad un’analisi scientifica.
Molte persone considerano il T.A. come pura tecnica di rilassamento, altre, invece, come pura psicoterapia: non è proprio così. Può essere praticato da chiunque senza nessuna controindicazione – salvo in casi di depressione o psicosi – anche per migliorare il rendimento della propria attività, sia essa sportiva, lavorativa, di svago … o di qualsiasi altro genere.
Il rilassamento non è lo scopo finale del Training Autogeno ma soltanto il primo gradino che contribuisce a migliorare – in malati, in sani ed in professionisti di elevato livello in ogni campo – il proprio rendimento aiutando la persona ad abbattere le tensioni, immancabilmente accumulate durante la giornata, ed eliminare le varie disfunzioni psicofisiche e comportamentali, nonché ulteriormente sviluppare e perfezionare attività già di alto livello.
Al primo posto sta l’esercizio atto alla modificazione della massa muscolare per il miglioramento della sfera psico-vegetativa. Riuscendo, quindi, ad abbattere le tensioni muscolari, facilitando l’irrorazione sanguigna, si ottiene infatti la completa distensione del corpo.
Cos’è
Per capire il significato della denominazione “Training Autogeno” basta analizzare le due parole che la compongono: Training = formazione, addestramento, esercizio, tirocinio, allenamento; Autogeno = autogenerare, che si genera da sé.
Praticando il Training Autogeno si genera, per l’appunto, quella che viene indicata come la commutazione autogena, uno stato che va oltre il semplice rilassamento e cioè un globale miglioramento psicofisico della persona.
Prendendo in considerazione come estremi opposti lo stato di rilassamento e di veglia, il T.A. produce detta commutazione con esercizi mirati.
È risaputo che l’uomo, a differenza degli animali, sviluppa la sua formazione sociale apprendendo i modi di comportamento attraverso continue ripetizioni. Ciò che principalmente caratterizza questa tecnica è appunto la continua ripetizione, atta a migliorare, o ad integrare con comportamenti più consoni alla propria indole, la vita quotidiana attraverso gli esercizi.
Quelli definiti “esercizi anticipatori” ci permettono di controllare meglio impulsi ed emozioni e quindi aiutarci ad evitare di venire inconsapevolmente governati da essi.
A chi serve il T. A.
Come già sopra accennato, il Training Autogeno può essere – salvo rare eccezioni – praticato da chiunque e può servire quando si voglia ottenere un miglioramento nelle funzioni motorie, cardiovascolari (anche le periferiche), gastrointestinali e pressorie, nonché un più alto livello di benessere psico-fisico combattendo, ad esempio, la facile irritabilità, la stanchezza fisica, l’insonnia, i vari tipi di ansia, l’insicurezza.
I giovani possono praticarlo, ad esempio, per sviluppare concentrazione e memorizzazione migliorando anche il rendimento scolastico, risolvere i vari problemi legati alla timidezza ed ai rapporti interpersonali di varia natura, combattere la tossicodipendenza, non solo quella legata agli stupefacenti ma anche alla nicotina, ai farmaci, alcool.
Gli sportivi se ne servono, ad esempio, per meglio controllare il sistema muscolare, ridurre i tempi di recupero energie, abbassare i livelli di ansia ed emotività legati alle gare, aumentare la padronanza nella gestione dello sforzo fisico, aumentare la fiducia in se stessi e, tuttavia, riconoscere i propri limiti.
Gli esercizi
Gli esercizi del Training Autogeno sono sei e vengono suddivisi in due categorie.
Alla prima appartengono gli esercizi fondamentali che riguardano la pesantezza ed il calore, mentre alla seconda quelli complementari, relativi al cuore, al respiro, al plesso solare e alla fronte fresca.
A questi vengono aggiunti l’esercizio preliminare – che serve per l’induzione alla calma, al rilassamento ed a staccarsi dal mondo esterno – e quello di “ripresa”, che ripristina il contatto con l’ambiente che ci circonda.
A questo punto la sequenza è la seguente:
- Esercizio preliminare, La calma nel Training autogeno: induzione alla calma, al rilassamento ed allo stacco con il mondo esterno.
- La pesantezza nel Training autogeno: ascoltando e rilassando la propria massa muscolare si ha poi la sensazione di avere un corpo molto pesante.
- Il calore nel Training autogeno: con il miglioramento del flusso sanguigno, grazie anche al precedente esercizio sul rilassamento dei muscoli e conseguente vasodilatazione, si procede alla percezione del calore nelle varie parti del corpo.
- Il cuore nel Training autogeno: consiste nel suo ascolto migliorando così la funzione cardiovascolare.
- Il respiro nel Training autogeno: atto a migliorare la funzione respiratoria.
- Il plesso solare nel Training Autogeno: concentrandosi su di esso si ottiene un aumento del flusso sanguigno nei vari organi interni.
- La mente fresca nel Training Autogeno: a differenza dei precedenti esercizi, è mirato ad ottenere una leggera diminuzione del flusso sanguigno nella regione encefalica, impedendo il sorgere di eventuali mal di testa.
- La ripresa nel Training Autogeno: attraverso movimenti mirati – delle mani, braccia e gambe – e respiri profondi si ristabilisce il contatto con il mondo esterno.
Quali sono le posture
Vai al primo esercizio: La Calma nel training autogeno
Dott.ssa Pamela Busonero
Psicologa Psicoterapeuta, riceve a Firenze in Piazza Indipendenza 21
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