Pamela Busonero, Psicologa e Psicoterapeuta

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La Calma nel Training Autogeno

da | Ago 11, 2015 | Training autogeno e rilassamento | 0 commenti

Esercizio introduttivo al Training Autogeno: Induzione alla Calma

Ogni volta, prima di iniziare i sei esercizi, occorre sintonizzarsi sulla calma concentrandosi con formule preliminari.

Tutte le tecniche di rilassamento prevedono l’induzione alla calma come esercizio introduttivo, tuttavia Schultz non annoverava quest’ultimo fra i suoi sei concependolo soltanto come “introduzione orientativa”.

Obiettivi

Lo scopo dell’esercizio preliminare è quello di ridurre la coscienza, filtrare gli stimoli esterni e smorzare quelli interni (frammentazione dei pensieri), nonché l’induzione alla calma.

La formula da impiegare è ”io sono perfettamente calmo” ripetuta due o tre volte.

Tuttavia, in presenza di stati ansiosi più o meno intensi – ma anche in caso di semplice dubbio dello stesso praticante il T.A. – le parole induttive possono essere ripetute altre volte ancora e con piccole integrazioni come ad esempio: “Io sono perfettamente calmo e rilassato”, o “io sono perfettamente calmo e tranquillo”, o “io sono perfettamente calmo, tranquillo e disteso”, ecc.

La formula scelta ha il verbo “essere” coniugato al presente. Ciò è di fondamentale importanza ed implica che il soggetto aspiri alla calma e alla tranquillità come se esse fossero già presenti in se stesso. Detto questo, sono sbagliate le formule con tempi futuri come “sarò calmo”, e tempi presenti come “divento calmo” o “ottengo la calma”. Altro esempio di formula errata è il seguente: “È vero, sono inquieto ma certo che la calma arrivi”. È ormai risaputo che l’induzione psicosomatica diventa più efficace in presenza di percezioni e formulazioni affermative coniugate al presente.

Altra cosa importante è quella di credere nell’efficacia del T.A.

Se manca la fiducia verranno certamente a mancare i risultati. Ma non basta il credere: talvolta l’individuo è portato ad enfatizzarne i risultati e, quindi, tenerli sotto controllo per valutarli positivamente. Anche questo è errato perché, in ogni modo, occorre attendere passivamente il raggiungimento della meta senza impiegare la volontà.

Raggiunta la calma, i vari automatismi del sistema nervoso centrale possono perciò iniziare la fase della rigenerazione.

Come eseguire l’esercizio

Di fondamentale importanza, oltre le formule di convincimento, è l’ascolto del proprio corpo per rilassarlo e raggiungere così le condizioni ottimali che permettono l’introduzione agli esercizi successivi, quindi:

  • Eliminare i rumori, avvertire i familiari evitando così eventuali disturbi, regolare la temperatura dell’ambiente e creare una certa semioscurità.
  • Scegliere la postura più adatta al proprio corpo.
  • Eseguire alcune lente e profonde respirazioni (inspirare dal naso e espirare dalla bocca).
  • Chiudere gli occhi scegliendo di farlo durante la fase di espirazione (l’ultima ancora volontariamente profonda e lenta) e continuare ad ascoltare il respiro che ritorna regolare.
  • Ascoltare la freschezza dell’aria, il ritmo del respiro, il leggero rumore da essa prodotto, i rigonfiamenti e relativi sgonfiamenti del petto e del ventre.
  • Staccare dai pensieri della vita di ogni giorno e, con la mente affrancata da ogni insidia, ascoltare la calma ripetendosi più volte (non meno di cinque): “io sono perfettamente calmo”.

La formula ha più efficacia (sia in questo esercizio che in quelli seguenti) se eseguita nella fase di espirazione, cioè quando si espelle l’aria dai polmoni. Nell’induzione alla calma si pensa anche che l’attuale esercizio – ed ogni altro che lo segue – potrà essere volontariamente interrotto in qualsiasi momento con quello di ripresa.

L’atteggiamento migliore verso la “calma che arriva” è quello di assumere una certa passività mentale, ascoltandone la presenza come semplici spettatori.

Molto spesso durante questo esercizio, o quelli fondamentali e complementari, ci si accorge che i bulbi oculari tendono a ruotare verso la fronte. In tal caso si raccomanda vivamente di lasciarveli cadere perché il fenomeno è del tutto naturale. La loro forzatura per mantenerli nella presunta giusta posizione, potrebbe, tra l’altro, causare spiacevoli sintomatologie, fra le quali il comunissimo “mal di testa”.

Una volta eseguito l’esercizio si passa a quello seguente: La pesantezza nel Training autogeno

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Dott.ssa Pamela Busonero

Psicologa Psicoterapeuta, riceve a Firenze in Piazza Indipendenza 21

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