Pamela Busonero, Psicologa e Psicoterapeuta

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Le parti del sé: quando il nostro bambino interiore prende il sopravvento

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Le parti del sé

Introduzione: una molteplicità interiore

Quante volte ti sei sentito sopraffatto da una reazione sproporzionata che non comprendevi?

Forse ti è capitato durante una discussione con il partner, quando un semplice commento ti ha fatto sentire improvvisamente ferito o arrabbiato.

Oppure sul lavoro, di fronte a una critica, ti sei sentito inadeguato, come se fossi tornato bambino davanti a un genitore severo.

In realtà, quella reazione potrebbe non appartenere al presente, ma a una parte di te rimasta bloccata in una vecchia ferita, che emerge ogni volta che si sente vulnerabile o non protetta.

Tutti noi, anche se adulti, portiamo dentro di noi frammenti delle nostre esperienze passate.

Questi frammenti si manifestano sotto forma di “parti del sé“:

  • La parte adulta, razionale e matura, che si occupa di prendere decisioni e affrontare il presente.
  • La parte bambina, emotiva e vulnerabile, che porta con sé i bisogni e le ferite non soddisfatte dell’infanzia.
  • La parte critica, quella voce interiore che giudica, svaluta o cerca di proteggerci attraverso il controllo.
  • Altre parti, dipese dalle esperienze di vita di ognuno.

Un esempio

Anna, una donna di 35 anni, lavora in un ambiente competitivo e spesso si sente sopraffatta dalla paura di sbagliare. Un giorno, il suo capo le fa un’osservazione sul ritardo di un progetto, e Anna si sente improvvisamente colpita al cuore. Comincia a pensare: “Non sono mai abbastanza brava, non ce la farò mai“.

Piange nel bagno dell’ufficio, chiedendosi perché una critica relativamente innocua le abbia provocato una reazione così forte.

La risposta si trova nella sua parte bambina, che in quel momento ha preso il sopravvento.

Anna ha vissuto un’infanzia in cui i genitori erano molto esigenti, e ogni errore veniva punito con giudizi severi. Quella vecchia ferita si è riattivata di fronte alla critica del capo, facendola sentire come la bambina spaventata e incapace di allora.

Quando il bambino interiore prende il sopravvento

Immagina una lite con il tuo partner. La discussione inizia su chi doveva fare la spesa, ma presto si trasforma in accuse reciproche:

  • “Non ti importa mai di quello che faccio!”
  • “Tu invece non ascolti mai!”

Questa escalation emotiva è un classico esempio di quando la parte bambina prende il controllo. La parte bambina non si sente vista, amata o ascoltata, e reagisce come farebbe un bambino ferito: alza la voce, accusa, o si chiude in un silenzio carico di risentimento.

Se invece emergesse la parte adulta, la conversazione sarebbe diversa:

  • “Mi sono sentita trascurata quando non ti sei offerto di aiutarmi con la spesa. Possiamo parlarne?”

La parte adulta usa il dialogo e la consapevolezza per affrontare il problema, trasformando il conflitto in un’opportunità per comprendersi meglio.

Da dove nasce la deframmentazione delle parti del sè

L’influenza del trauma infantile

Le radici della frammentazione delle nostre parti si trovano spesso nell’infanzia. Quando un bambino vive esperienze di dolore, rifiuto o trascuratezza emotiva, può sviluppare meccanismi di difesa per sopravvivere emotivamente.

Questi meccanismi, utili da piccoli, diventano meno funzionali da adulti, creando una frammentazione interna.

Ad esempio, un bambino cresciuto in una famiglia dove non era sicuro esprimere i propri bisogni potrebbe sviluppare una parte bambina che si sente inadeguata e una parte critica che lo rimprovera costantemente per evitare di essere ferito.

L’origine delle parti: teoria del sé

Secondo la teoria delle parti del sé, ogni individuo è composto da diverse sub-personalità o “parti interne”, ognuna con il proprio ruolo, scopo e storia.

Queste parti si sviluppano nel corso della vita per rispondere ai bisogni, affrontare le esperienze e proteggerci dalle difficoltà. Sono frammenti del nostro sé, creati con l’obiettivo di farci sopravvivere e adattare alle sfide che incontriamo lungo il cammino.

Tuttavia, quando viviamo esperienze traumatiche o situazioni di stress prolungato, lo sviluppo armonioso di queste parti può essere interrotto. Alcune sub-personalità possono rimanere ancorate a un’età infantile, come se fossero congelate nel tempo, ancora bloccate nel tentativo di gestire il dolore o il senso di impotenza vissuto allora.

Queste parti “infantili” possono emergere in modo improvviso e incontrollato quando ci troviamo in situazioni che riattivano vecchie ferite. Ad esempio, possiamo reagire con rabbia, paura o senso di abbandono sproporzionati rispetto al contesto attuale, perché quelle emozioni appartengono a una parte di noi che è rimasta intrappolata nel passato.

D’altro canto, altre sub-personalità possono svilupparsi per cercare di controllare o evitare il dolore. Queste parti possono assumere ruoli come il “critico interiore”, che giudica severamente per proteggerci dal fallimento, il “perfezionista”, che cerca di mantenere tutto sotto controllo per evitare ulteriori sofferenze, il “congelato”, per non farci sentire tutta l’angoscia che è in noi, e tante altre ancora.

Riconoscere e integrare le parti

Il primo passo per lavorare con le nostre parti è riconoscerle. Capire che queste sub-personalità non sono nemiche, ma piuttosto frammenti del nostro sé che cercano di aiutarci, anche se a volte lo fanno in modi disfunzionali.

Attraverso la consapevolezza e un lavoro terapeutico mirato, possiamo iniziare a dialogare con queste parti, offrendo loro ascolto, compassione e sicurezza. Il nostro “sé adulto“, la parte centrale e integrativa della nostra personalità, può diventare un mediatore, aiutando le sub-personalità a sentirsi viste, comprese e, soprattutto, al sicuro.

L’obiettivo finale è l’integrazione: creare un dialogo interno armonioso, dove ogni parte trovi il suo posto e contribuisca al nostro benessere complessivo. Quando impariamo a vivere in equilibrio con le nostre parti, possiamo affrontare il presente con maggiore sicurezza, autonomia e resilienza, liberandoci dai condizionamenti del passato.

Le conseguenze della dominanza della parte bambina

Immagina Matteo, un uomo di 40 anni, che da tempo ricopre un ruolo di responsabilità in una grande azienda.

Nonostante il suo successo professionale, ogni volta che si trova in una riunione con i colleghi o i superiori, un senso di ansia travolgente lo pervade.

Una volta, durante una discussione accesa in una riunione importante, Matteo reagì in modo inaspettato. Si chiuse immediatamente in silenzio, il viso impassibile, mentre dentro di sé sentiva un tumulto di emozioni. La sua mente era invasa da pensieri di auto-giudizio e paura del fallimento.

Sembrava un bambino impaurito, che temeva di essere rifiutato o giudicato.

In quel momento, la parte bambina di Matteo era la protagonista. Non la parte adulta e razionale, capace di analizzare la situazione con calma e lucidità, ma una parte di lui che, di fronte al minimo accenno di critica o disaccordo, riattivava vecchie ferite.

Da bambino, Matteo aveva vissuto in un ambiente dove ogni errore veniva severamente punito e ogni sua imperfezione veniva notata e criticata. Questo lo aveva portato a sviluppare una costante paura di sbagliare, che lo accompagnava in ogni aspetto della sua vita.

Il problema di Matteo non era tanto la situazione della riunione, quanto la sua reazione sproporzionata. Non era più il professionista competente che era ormai cresciuto, ma un bambino che cercava di evitare a tutti i costi il rifiuto o la vergogna.

La comunicazione, invece di essere chiara ed efficace, era diventata reattiva e emotiva. Matteo non riusciva a esprimere il suo punto di vista con calma, e la sua risposta passiva-aggressiva, fatta di silenzi e sguardi abbassati, alimentava ulteriori incomprensioni con i colleghi, che percepivano la sua chiusura come un atteggiamento di distacco o disinteresse.

Le ripercussioni di questa dominanza della parte bambina si riflettevano anche su altri aspetti della vita di Matteo. Nei giorni successivi a ogni incontro di lavoro, la parte critica iniziava il suo lavoro di autosabotaggio.

Matteo si rimproverava duramente per non aver gestito la situazione con maggiore maturità. “Non sono abbastanza bravo”, pensava. “Sono troppo sensibile, non dovrei reagire così”. La parte critica, che sembrava non riuscire mai a dargli tregua, alimentava la sensazione di inadeguatezza, creando un ciclo di insicurezza che impediva a Matteo di affrontare le sue paure con serenità.

Questa continua attivazione della parte bambina non rimaneva senza conseguenze. Il malessere psicologico che ne derivava iniziava a farsi sentire anche sul piano fisico. Matteo non riusciva a dormire bene, si sentiva costantemente sotto pressione e il suo livello di stress cresceva a dismisura.

Ogni situazione che potesse evocare una critica o un giudizio esterno riaccendeva quella stessa sensazione di impotenza e vulnerabilità che aveva vissuto da bambino. La tensione accumulata non veniva mai scaricata, ma restava lì, in attesa di essere nuovamente sollecitata da un altro episodio che risvegliava la parte bambina.

La continua attivazione di questa parte di sé impediva a Matteo di godere del presente con pienezza. Ogni situazione sembrava carica di una pesantezza emotiva che derivava da una ferita non ancora guarita, un’ombra che si proiettava su tutto ciò che faceva.

Riassumendo, vediamo:

Parte bambina attivata

La parte bambina di Matteo emerge quando si trova in situazioni di vulnerabilità, come una riunione di lavoro, dove teme il rifiuto e il giudizio degli altri.

Conseguenze: Reazione emotiva e chiusura in silenzio, impedendo una comunicazione efficace.

Parte adulta razionale non attivata

La parte adulta, che dovrebbe gestire la situazione in modo equilibrato e razionale, non è attivata.

Conseguenze: Incapacità di rispondere con calma e lucidità, causando incomprensioni con i colleghi e aumentando il conflitto.

Parte critica attivata

Dopo l’incidente, la parte critica di Matteo si fa sentire, giudicando la sua reazione emotiva come inadeguata e creando pensieri di auto-giudizio.

Conseguenze: Autosabotaggio, insicurezza crescente e peggioramento della sua autostima.

Stress cronico legato alla parte bambina

L’attivazione continua della parte bambina, che teme il giudizio, provoca un accumulo di tensione psicologica.

Conseguenze: Stress cronico, insonnia, malessere psicologico e fisico.

Ciclo di vulnerabilità e difficoltà nel presente

La parte bambina impedisce a Matteo di affrontare serenamente le situazioni quotidiane, portandolo a rivivere vecchie ferite e paure irrisolte.

Conseguenze: Incapacità di vivere pienamente il presente, con la mente intrappolata in un continuo stato di ansia e insicurezza.

Come iniziare un percorso di integrazione

Riconoscere le parti del sé

Il primo passo è diventare consapevoli delle proprie parti. Impara a riconoscere quando è la bambina, l’adulta o la critica a parlare. Un buon esercizio è tenere un diario, annotando i momenti in cui ti sei sentita sopraffatta da emozioni intense e chiedendoti:

  • Quale parte di me ha reagito?
  • Cosa sta cercando di comunicarmi questa parte?

Accogliere la bambina interiore

La bambina interiore non deve essere combattuta, ma ascoltata e accolta. Spesso, questa parte ha solo bisogno di sentirsi vista, amata e valida. Prova a dirle:

  • “Capisco che ti senti ferita. È normale provare queste emozioni, ma adesso ci sono io, l’adulta, a prendermi cura di te.”

Lavorare sulla parte adulta

Coltiva la tua parte adulta, che è in grado di analizzare le situazioni in modo razionale e di comunicare in modo empatico. La meditazione, la terapia o anche esercizi di respirazione possono aiutarti a calmarti nei momenti di difficoltà e a far emergere la parte adulta.

Integrare le parti con la terapia

Un percorso di psicoterapia, in particolare con approcci come l’EMDR, può essere di grande aiuto. Questi metodi lavorano per riconoscere e integrare le diverse parti, aiutandoti a creare un senso di unità interiore.

Se desideri capire se posso essere la terapeuta giusta per accompagnarti in questo percorso, puoi prenotare una videochiamata gratuita con me.

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Dott.ssa Pamela Busonero

Psicologa Psicoterapeuta, riceve a Firenze in Piazza Indipendenza 21

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