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Teoria Polivagale e il suo Ruolo nella Terapia

da | Ago 8, 2024 | articoli | 0 commenti

Teoria Polivagale

La Teoria Polivagale, proposta da Stephen Porges, ha rivoluzionato il nostro modo di comprendere le interazioni umane e la risposta biologica allo stress e alla sicurezza.

In questo articolo, esploreremo come questa teoria sia diventata un pilastro fondamentale nella psicoterapia moderna, offrendo una nuova lente attraverso cui vedere e trattare le conseguenze psicologiche dei traumi.

La Teoria Polivagale: Un Nuovo Paradigma in Psicoterapia

Comprendere le Fondamenta della Connessione Umana

La Teoria Polivagale descrive come il sistema nervoso autonomo (SNA) governi la nostra capacità di connessione e reazione alle minacce.

Secondo Porges, il SNA è costituito da tre distinti circuiti nervosi che influenzano la nostra risposta comportamentale in situazioni di sicurezza o di pericolo.

Questi sono:

  1. Sistema ventro-vagale. Il più evoluto, promuove la socializzazione e una sensazione di calma. È attivo quando ci sentiamo al sicuro.
  2. Sistema simpatico. Prepara il corpo all’azione e alla difesa. È attivo quando ci sentiamo in pericolo.
  3. Sistema dorso-vagale. Il più primitivo, si attiva in risposta a minacce ineludibili causando uno stato di immobilizzazione. È quindi attivo quando dentro di noi sentiamo che non c’è più niente da fare.

Questi sistemi non operano isolatamente ma influenzano profondamente le nostre interazioni sociali e la regolazione emotiva.

Per esempio, quando il sistema ventro-vagale è dominante, ci sentiamo sicuri e aperti alla connessione con gli altri, l’attivazione del sistema simpatico può farci sentire ansiosi o difensivi e l’attivazione del sistema dorso-vagale ci può far sentire immobili o addirittura dissociati.

Hai presente quando sei in macchina e un animale sta attraversando la strada? Se è attivo il sistema simpatico, l’animale scapperà. Se invece è attivo il sistema dorso-vagale, l’animale rimarrà paralizzato lì, in mezzo alla strada.

Questo è quello che succede anche dentro di noi.

Segnali del corpo quando sono attivi i tre stati

Stato Ventro Vagale (sicurezza)

Frequenza Cardiaca Normale: Il battito cardiaco è regolare e normale.

Respirazione Profonda e Regolare: La respirazione è profonda e rilassata.

Rilassamento Muscolare: I muscoli sono rilassati e non tesi.

Sensazione di Calma e Sicurezza: Si avverte un senso di calma e sicurezza.

Facilità di Socializzazione: Apertura verso la comunicazione e l’interazione sociale.

Percezione Positiva del Sé e degli Altri: Sensazione di benessere e fiducia nelle relazioni.

Stato di Relax e Benessere: Sensazione di rilassamento e benessere generale.

Stato Simpatico (allerta: attacco-fuga)

Aumento della Frequenza Cardiaca: Il cuore batte più velocemente.

Respirazione Rapida e Superficiale: La respirazione diventa più rapida e meno profonda.

Tensione Muscolare: I muscoli possono diventare tesi e pronti per l’azione.

Sudorazione: Aumento della sudorazione, anche senza attività fisica intensa.

Dilatazione delle Pupille: Le pupille si dilatano per aumentare la percezione visiva.

Sensazione di Panico o Ansia: Si può sentire un senso di panico, ansia o agitazione.

Aumento dell’Adrenalina: Sentirsi carichi di energia, pronti a combattere o a fuggire.

Stato Dorso Vagale (pericolo profondo, resa)

Respirazione Lenta e Superficiale: La respirazione può diventare molto lenta e poco profonda.

Ridotta Frequenza Cardiaca: Il battito cardiaco rallenta.

Debolezza e Stanchezza: Si può sentire un senso di debolezza o di stanchezza estrema.

Sensazione di Pesantezza: Il corpo può sentirsi pesante, quasi immobilizzato.

Disconnessione e Assopimento: Si può avvertire una sensazione di distacco dalla realtà o un desiderio di dormire.

Riduzione dell’Attività Fisica e Mentale: Difficoltà a pensare chiaramente o a muoversi con energia.

Impatto del Trauma sul Sistema Nervoso Autonomo

Come le Esperienze Traumatiche Riprogrammano le Risposte Autonomiche

Il trauma agisce come un intruso nel sistema nervoso, spesso bloccando la capacità di attivare il sistema ventro-vagale, che è essenziale per sentirsi sicuri e connessi. Al contrario, il trauma può portare a una predominanza del sistema simpatico o dorso-vagale, mantenendo la persona in uno stato di iperallerta o di completa ritirata.

Facciamo un esempio: Marco, un uomo di 35 anni, venne in terapia dopo aver vissuto un grave incidente stradale. Dopo l’incidente, Marco mostrava chiari segni di ipervigilanza, una caratteristica del sistema simpatico iperattivo. Ogni suono improvviso lo faceva sobbalzare, e trovava difficile rilassarsi e dormire. La sua capacità di connettersi con la famiglia e gli amici era notevolmente ridotta, spesso sentendosi distaccato e isolato.

Nel suo trattamento, fu essenziale lavorare sulla “riprogrammazione” delle sue risposte autonomiche, lavorando sul trauma e insegnandogli tecniche per riattivare il sistema ventro-vagale, che gli hanno permesso gradualmente di recuperare una sensazione di sicurezza interna.

Teoria polivagale e emdr

Integrare la Terapia EMDR con la Teoria Polivagale offre un approccio ricco e profondamente sinergico nel trattamento dei traumi.

La Terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è nota per la sua efficacia nel processare e risolvere le memorie traumatiche, mentre la Teoria Polivagale fornisce una comprensione dettagliata di come il trauma influenzi il sistema nervoso autonomo.

Integrazione della Teoria Polivagale nel mio percorso con EMDR

Cosa succede durante la seduta quando si attiva il sistema dorso-vagale

Lorenzo è un uomo di quarantacinque anni che ha subito traumi significativi durante l’infanzia. Durante le nostre sessioni di EMDR, Lorenzo spesso si trova a rivivere ricordi dolorosi che lo hanno lasciato con un profondo senso di vulnerabilità e paura. Dopo alcune sessioni, ho iniziato a notare un pattern specifico nel suo comportamento durante le sedute.

Iniziamo una delle nostre sessioni regolari di EMDR, e Lorenzo appare concentrato e pronto a lavorare sui suoi traumi. Utilizziamo i movimenti oculari per facilitare il processo di rielaborazione dei ricordi traumatici. Durante la seduta, Lorenzo inizia a mostrare segni di stanchezza: le sue palpebre si abbassano e la sua postura diventa più rilassata, quasi abbandonata. Questi segni, inizialmente, potrebbero sembrare normali reazioni alla fatica emotiva, ma noto un cambiamento più profondo. Apparentemente potrebbe sembrare che Lorenzo si stia rilassando, ma non è così.

A metà della seduta, Lorenzo sembra quasi sul punto di addormentarsi. La sua respirazione diventa lenta e profonda, e il suo viso appare disteso, quasi come se fosse in uno stato di sonnolenza. Lo invito a fermarsi per un momento e a prestare attenzione alle sue sensazioni corporee. Lorenzo descrive una sensazione di pesantezza, come se un peso enorme lo stesse schiacciando verso il basso.

Riconosco questi segni come indicatori di uno stato dorso vagale.

Con gentilezza, interrompo per un attimo il processo di EMDR e suggerisco a Lorenzo di prendersi un momento per riorientarsi. Quindi gli spiego i tre stati della teoria polivagale: il sistema nervoso simpatico (attivazione e risposta al pericolo), il sistema ventrovagale (coinvolgimento sociale e sicurezza), e il sistema dorsovagale (spegnimento e immobilità).

Lorenzo si riconosce subito: quando entra in questo stato, il suo corpo sta reagendo in modo primitivo a un senso di pericolo percepito, disconnettendosi e cercando di “spegnersi” come meccanismo di difesa.

Utilizziamo tecniche di grounding per riportarlo nel presente: gli chiedo di descrivermi i dettagli dell’ambiente circostante, come il colore delle pareti o il suono del traffico fuori dalla finestra. Gradualmente, Lorenzo inizia a risvegliarsi dal suo stato di torpore.

Dopo alcuni minuti, Lorenzo sembra più presente. Condivido con lui l’importanza di riconoscere questi segnali e di rispettare i limiti del suo corpo durante il lavoro terapeutico.

Questo momento diventa un’opportunità per Lorenzo di comprendere meglio le sue reazioni fisiologiche e di imparare a gestirle in modo più consapevole anche fuori dalle nostre sedute.

Quando riprendiamo l’EMDR Lorenzo è più vigile e riesce ad elaborare il trauma.

Cosa succede durante la seduta quando si attiva il sistema simpatico

Marta è una giovane donna di trent’anni che ha vissuto numerosi episodi di violenza domestica nel corso della sua vita. Quando inizia il percorso di EMDR, Marta manifesta una forte iperattivazione e una costante sensazione di allerta.

Durante le sedute, spesso si irrigidisce e i suoi occhi si muovono rapidamente, come se stesse cercando un pericolo imminente.

In una delle nostre sessioni, iniziamo a lavorare su un episodio particolarmente traumatico. Mentre procediamo con i movimenti oculari, noto che la respirazione di Marta diventa più rapida e superficiale. Il suo corpo è teso, e le sue mani stringono i braccioli della sedia con forza. Gli occhi di Marta si muovono frenetici, scansionando la stanza come se stesse cercando un’uscita di emergenza.

Marta mi interrompe, dicendo che sente un pericolo imminente, anche se sa razionalmente che siamo in un ambiente sicuro.

Questa reazione è un chiaro esempio di uno stato simpatico di iperattivazione, dove il sistema nervoso autonomo è in allerta costante, preparandosi a combattere o a fuggire da una minaccia percepita.

Interrompo gentilmente il processo di EMDR e suggerisco a Marta di fare un respiro profondo. La invito a seguire una tecnica di respirazione diaframmatica, inspirando lentamente attraverso il naso e espirando attraverso la bocca. Questo esercizio aiuta a stimolare il nervo vago e a calmare il sistema nervoso simpatico.

Marta inizia a calmarsi, anche se la tensione rimane palpabile. Parliamo di ciò che ha provato durante la seduta, e Marta esprime la sua frustrazione per il fatto di sentirsi costantemente in pericolo, anche quando non c’è una minaccia reale.

Le spiego come il suo corpo sta reagendo a vecchi traumi, mantenendo un livello di vigilanza elevato come meccanismo di protezione.

Utilizziamo poi tecniche di grounding simili a quelle utilizzate con Lorenzo. Marta descrive in dettaglio gli oggetti nella stanza, concentrandosi sulle sensazioni tattili e visive. Lentamente, il suo corpo inizia a rilassarsi e la sua respirazione torna a un ritmo più normale.

Con Marta, esploriamo l’importanza di creare un “kit di strumenti” per gestire queste reazioni di iperattivazione. Le insegno tecniche di auto-calmante come la respirazione profonda, l’uso di oggetti di grounding (come una pietra liscia o un tessuto morbido) e la pratica della mindfulness. Questi strumenti diventano essenziali per aiutare Marta a riconoscere e gestire i suoi stati di iperattivazione nel quotidiano.

Dopo questi passaggi, riprendiamo l’emdr. Se avessi continuato l’emdr in questo stato di iper-attivazione, non avrei dato la possibilità a Marta di riprocessare il ricordo traumatico.

Conclusioni

In entrambe le situazioni, la comprensione e l’applicazione della teoria polivagale sono fondamentali. Questa teoria offre una lente preziosa attraverso cui possiamo osservare e interpretare le reazioni fisiologiche dei nostri pazienti ai traumi.

Per Lorenzo, il riconoscimento dello stato dorso vagale ha permesso di affrontare il lavoro terapeutico con maggiore consapevolezza e rispetto per i limiti del suo corpo.

Per Marta, la comprensione dell’iperattivazione simpatica ha portato a sviluppare strategie efficaci per gestire la sua costante sensazione di pericolo.

Questi due casi evidenziano l’importanza di un approccio empatico e informato alla terapia, dove il terapeuta non solo lavora sui traumi psicologici, ma anche sui loro effetti fisiologici. La teoria polivagale ci offre gli strumenti per riconoscere e rispondere in modo efficace a queste reazioni, creando un ambiente di cura sicuro e supportivo per i nostri pazienti.

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