Pamela Busonero, Psicologa e Psicoterapeuta

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Trattamento del silenzio, una forma di manipolazione

da | Set 6, 2021 | articoli | 1 commento

Trattamento del silenzio: non ti vedo, non ti sento, non ti parlo

Luana

‘Non capivo mai se sbagliavo qualcosa io, o era lui che aveva la giornata storta. A volte stava anche una settimana senza rivolgermi la parola, pur vivendo insieme, e io stavo tutto il tempo a carcare di capire cosa avessi detto o fatto che lo poteva avere infastidito così tanto. L’ultimo periodo, leggendo su internet, ho capito con chi avevo a che fare. Nonostante ciò, tutte le volte che non mi rivolgeva la parola andavo in crisi’.

Francesca

‘Il mio umore è legato a lui. Nei momenti in cui non mi parla, oltre a cercare di capire cosa ho fatto di male, vado giù di morale e passa molto tempo prima che riesca ad accorgermene’.

Paola

‘Ho vissuto gli ultimi anni della relazione sul filo del rasoio: per non farlo arrabbiare, quasi non respiravo. Prima di fare o dire qualcosa mi mettevo nei suoi panni e cercavo di capire come avesse potuto reagire. Fortunatamente poi (ora posso usare questa parola!) mi ha lasciata’.

Cos’è il trattamento del silenzio

Rispondere con il silenzio è considerato una vera forma di abuso psicologico. Chi subisce il trattamento del silenzio può provare forti sentimenti di angoscia e senso di abbandono.

Per alcune personalità (narcisista, sociopatico, etc..) sparire e attuare il silenzio è una modalità per controllare il partner che, sofferente, confuso e indebolito sarà maggiormente manipolabile.

All’inizio del rapporto il partner manipolativo mostrerà delle maschere per sedurre la vittima. Una delle maschere più usate è quella del tenebroso ma problematico, bisognoso in qualche modo di essere ‘salvato’. Questa maschera farà avvicinare la preda che, persona estremamente empatica, farà di tutto per salvarlo. Lo capirà a fondo e giustificherà ogni suo gesto (“poverino non conosce l’amore”, “poverino stava con una pazza stolker”, etc..). Un’altra maschera è quella dell’uomo freddo, indipendente, senza paure, che attirerà vittime bisognose di ‘sicurezza’.

Dopo qualche mese, quando il partner empatico non se lo aspetta, il ‘manipolatore’ metterà in atto il trattamento del silenzio.

Questo spiazzerà la vittima che, pensando di stare con una persona ‘normale’, comincerà a credere di aver fatto o detto qualcosa di sbagliato, che è lei la causa di tale trattamento.

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Si inizia scomparendo per qualche ora o per qualche giorno. Fino a questo momento il partner vive ancora nell’illusione del rapporto idilliaco e farà fatica a comprendere quello che sta succedendo. Inizierà a sentirsi destabilizzato, comincerà ad affiorare una leggera rabbia, ma manterrà intatta la propria identità: restano ben saldi gli amici, il lavoro e gli interessi.

Nonostante ciò, a livello molto profondo qualcosa succede.

La vittima comincerà a non essere più sicura di sé, penserà di aver fatto o detto qualcosa di sbagliato e quindi, se il partner sparisce, è colpa sua.

La vittima comincerà a mostrare segni di maggior dipendenza nei confronti del partner.

Dopo un breve periodo (qualche ora o al massimo qualche giorno) il manipolatore tornerà giustificando il suo comportamento con qualche scusa banale (‘ho lavorato molto’, ‘ero molto stanco’, ‘ero arrabbiato per quella cosa’, etc…). Il partner darà fiducia al rapporto, ma inconsapevolmente comincerà a dosare le parole, ad avere continui pensieri su di lui (‘perché non risponde ai messaggi?’ ‘sono due ore che non lo sento, cosa sta succedendo?’ etc..). Comincerà a preferire pensare al partner piuttosto che coltivare le proprie passioni.

Il manipolatore sta raggiungendo il suo scopo: far diventare il partner una persona ubbidiente.

Questa prima fase ha quindi lo scopo di controllare e valutare la capacità di reazione della vittima. Seguiranno i micro-silenzi.

I micro-silenzi

I tempi di risposta ai messaggi saranno dilatati, il manipolatore comincerà a non rispettare gli orari degli appuntamenti, se avevate creato una routine non ci sarà più. Tutto senza un’apparente ragione.

Se il giorno precedente avevate passato una bellissima giornata insieme, il giorno successivo potrebbe cambiare tutto. Potrebbe non farsi sentire per telefono, ma lo potresti vedere online alle chat, potrebbe essere freddo o infastidito senza una spiegazione.

La vittima a questo punto comincerà a vivere nel terrore di perdere il manipolatore, tacerà sperando che la situazione si aggiusti, non chiederà nulla per non infastidirlo. E passerà la giornata a chiedersi cosa potrebbe essere successo (‘cosa gli ho fatto?’ ‘avrà avuto problemi a lavoro?’ ‘starà male?’ ‘sarà con un’altra donna?’ etc..).

L’ansia generata dal silenzio diventerà molto alta.

Dopo un periodo indefinito il manipolatore tornerà (torna sempre), ricomincerà ad essere quello di prima e la vittima riprenderà il respiro. E il cerchio si ripeterà all’infinito.

I silenzi ‘punitivi’ e lo scarto finale

Il silenzio punitivo è il modo in cui il manipolatore gestisce la propria rabbia nei confronti del partner.

Il partner vorrebbe spiegazioni, chiarimenti, vorrebbe trovare una soluzione condivisa alle problematiche della coppia e cercare un contatto. Purtroppo, il manipolatore non lo sa fare.

Tutte le volte che la vittima si comporterà diversamente dalle aspettative del manipolatore lui la punirà con il silenzio, senza dire una parola.

Crescerà così nella vittima un’insicurezza molto forte. Perderà interesse per tutto e si allontanerà dagli amici, vergognandosi (a volte) di avere a fianco una persona così ma non riuscendo a venire via.

Alla fine il manipolatore, stufo della vittima, verrà via scomparendo nel nulla senza dare spiegazioni.

Nessun saluto,

nessun abbraccio.

Neanche una lite liberatoria.

Questo non darà la possibilità alla vittima di chiudere, di elaborare la perdita. Per questo spesso la persona non riesce a dimenticare: resterà con la speranza di un futuro contatto e percepirà un vuoto profondo.

Come uscirne

Il trattamento del silenzio, tanto temuto, può diventare una via di salvezza. Il manipolatore non chiuderà mai definitivamente, devi farlo TU.

Approfittane dell’ennesimo silenzio per non farti più trovare disponibile.

Il silenzio è la base per il NO CONTACT: l’unica strategia che può allontanare il manipolatore.

Qualche consiglio

  • Non dare per scontato che il manipolatore abbia sentimenti autentici nei tuoi confronti. A queste persone non interessi tu, non provano nostalgia o rimorsi, non si sentono in colpa per quello che fanno. Comprendi questo e comincia ad accettarlo.
  • Non dubitare di ciò che provi. La manipolazione serve proprio a far dubitare, rende tutto irreale. Ascoltati, senti ciò che provi. I tuoi sentimenti sono reali, perché sei tu a provarli.
  • Non fargli guerra, non puoi vincere. Semplicemente perché ragionate su piani diversi.
  • Ricorda che il trattamento del silenzio non ha nulla a che fare con te come persona. È facile pensare che lui si comporti così perché c’è qualcosa in te che non va. Ma non è così, è una modalità di pensiero totalmente diversa dalla tua e quindi non ha un senso logico.
  • No contact. Vuoi uscire da questa ossessione? No contact. Cancella il suo numero, cancella le chat, cancellalo dalle amicizie. Dare spiegazioni non serve a niente, non ti potrà capire.
  • Se tutto questo non bastasse, chiedi aiuto. Cerca uno psicoterapeuta che conosca il tema, chiedi aiuto a parenti o amici. Chiedere aiuto è un gesto di grande coraggio!

Lavorare con l’EMDR per uscire da questa trappola

Spesso ci sono tematiche molto profonde che ci tengono agganciati a persone sbagliate: si potrebbe scambiare irrazionalmente gesti violenti per dimostrazioni d’amore, potremmo non aver conosciuto una modalità sana di stare in coppia, potremmo avere avuto esempi non sani.

Grazie alla psicoterapia e alla tecnica emdr è possibile riparare le ferite del passato e non trovarsi più in situazioni del genere.

Per approfondire leggi: cos’è la tecnica emdr, emdr e abuso narcisistico.

 

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      Dott.ssa Pamela Busonero

      Psicologa Psicoterapeuta, riceve a Firenze in Piazza Indipendenza 21

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      1 commento

      1. Pensavo……meglio il silenzio che liti furibonde, urla e aggressività. Ma col passare del tempo ho iniziato a stare male, ansia, agitazione, estrema tristezza, solitudine. Sono confusa. Grazie per aver scritto l’articolo, mi state aiutando a capire tante cose, a eliminare la confusione nella mia testa. Ora devo trovare la forza per andare via…..ho paura….

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