Il Triangolo Drammatico nelle Relazioni Tossiche: Capire i Ruoli di Vittima, Carnefice e Salvatore
Quando si parla di relazioni tossiche, il termine “triangolo drammatico” descrive perfettamente l’alternarsi di ruoli che trasformano un rapporto in un ciclo estenuante e soffocante.
Questo modello di dinamica, formulato dallo psicologo Stephen Karpman negli anni ’60, è spesso utilizzato per spiegare come, nelle relazioni malsane, i partner passino da un ruolo all’altro, incastrandosi inconsapevolmente in una spirale di sofferenza. I ruoli del “triangolo” – Vittima, Carnefice e Salvatore – si alternano e possono essere ricoperti da entrambi i partner, mantenendo vivo un dramma che sembra non avere mai fine.
In questo articolo, esploreremo da vicino come questi ruoli possano svilupparsi e cambiare all’interno delle relazioni tossiche, da dove nasce il bisogno di ricoprirli e in che modo, spesso, uno dei partner riesca a condurre l’altro in una sorta di “adattamento”, creando una co-dipendenza reciproca e disfunzionale. Vedremo, infine, come questa dinamica si radichi talvolta nell’ambiente familiare e nelle ferite emotive che ci portiamo dietro.
Il Triangolo Drammatico: Chi Sono la Vittima, il Carnefice e il Salvatore?
La Vittima
Il ruolo della Vittima è caratterizzato dalla percezione di essere impotenti e sopraffatti. Chi si sente una Vittima spesso si convince di non avere il controllo della propria situazione, e aspetta che qualcun altro risolva i suoi problemi. Questa posizione offre un senso di giustificazione per non reagire, perché “non c’è niente da fare”. La Vittima desidera inconsciamente essere “salvata“, ma tende a risentirsi e a rimanere insoddisfatta, generando una frustrazione passiva che alimenta il circolo tossico.
Il Carnefice
Il Carnefice è la figura che esercita il controllo attraverso la rabbia, il risentimento e, a volte, comportamenti manipolatori. Chi assume questo ruolo cerca di difendere sé stesso o le proprie convinzioni, spesso svalutando l’altro per mantenere una posizione di superiorità. Il Carnefice è convinto di avere ragione, e vede il partner come un “problema” da risolvere o sottomettere. Tuttavia, dietro questa facciata autoritaria si cela spesso una profonda insicurezza.
Il Salvatore
Il Salvatore, infine, è colui che si sente responsabile della felicità e della sicurezza dell’altro. Prende su di sé il peso delle difficoltà e dei problemi dell’altro, nella convinzione che, con abbastanza sforzo, sarà in grado di “salvare” la Vittima dal dolore e dal disagio. Questo ruolo, sebbene mosso da intenzioni apparentemente positive, può rivelarsi tanto dannoso quanto gli altri: il Salvatore finisce infatti per creare una dipendenza emotiva, senza dare all’altro la possibilità di imparare a cavarsela da solo.
Come i Ruoli si Alternano: Esempi di Dinamiche in Gioco
Per comprendere meglio come questi ruoli si alternino, proviamo a immaginare questa situazione tra Anna e Manuel.
Fase iniziale: Manuel come carnefice e Anna come vittima
Manuel fa una battuta pungente durante una conversazione con degli amici:
Manuel: “Anna, ma sei proprio negata con queste cose! Ogni volta riesci a fare peggio!”
Anna si sente ferita, umiliata di fronte agli altri. Si chiude in sé stessa e non risponde.
Anna (pensiero): “Perché si comporta sempre così con me? Non sono mai abbastanza per lui…”
Si convince di essere “sbagliata”, alimentando il ruolo di vittima.
Manuel, però, non si rende conto del suo impatto e continua, peggiorando la situazione:
Manuel: “Ma dai, non fare quella faccia! Non capisci mai quando scherzo. Sei proprio pesante!”
Anna è sul punto di scoppiare, ma trattiene la rabbia. Questo accumulo di emozioni intensifica il suo senso di impotenza.
Fase di inversione: Anna diventa carnefice, Manuel passa a vittima
Dopo l’ennesima umiliazione, Anna perde il controllo e esplode:
Anna: “Sai cosa? Sei proprio un insensibile! Non ti rendi conto di quanto mi ferisci. Ti diverti a sminuirmi perché sei tu quello insicuro!”
Manuel rimane colpito dal tono e dalla forza della reazione. Si sente attaccato ingiustamente e risponde assumendo il ruolo di vittima:
Manuel: “Ma che cavolo stai dicendo? Io stavo solo scherzando! Sei tu che reagisci sempre così, come se il mondo fosse contro di te!”
Ora è lui a sentirsi “la vittima” delle accuse di Anna, cercando di giustificarsi e attirare comprensione.
Anna si sente di aver alimentato una sofferenza profonda in Manuel e si sente il carnefice.
Fase successiva: Manuel diventa il salvatore, Anna ritorna vittima
Manuel, forse per senso di colpa o per stemperare la tensione, cambia atteggiamento e prova a risolvere:
Manuel: “Ok, scusa, non volevo farti sentire male. Non sei tu il problema. Ma adesso non ne parliamo più. Preparati che ti porto fuori a cena.”
Manuel cerca di assumere il ruolo di salvatore, mostrando un’apparente volontà di rassicurare Anna. Tuttavia, il suo tono è ambiguo:
Anna (pensiero): “Si sta davvero scusando o mi sta dando la colpa in modo più sottile?”
Anna si sente confusa e, invece di sentirsi rassicurata, torna nel ruolo di vittima, pensando di essere comunque lei a sbagliare:
Anna: “Forse sono io che reagisco sempre male… magari non dovrei prendermela così tanto.”
Manuel, nel frattempo, si convince di aver fatto la sua parte e torna a sentirsi “nel giusto”.
Ciclo infinito
Il Triangolo Drammatico si alimenta così:
- Anna e Manuel si alternano tra vittima, carnefice e salvatore, senza mai risolvere il conflitto reale.
- La comunicazione rimane superficiale, senza una reale comprensione reciproca.
L’origine del Triangolo Drammatico: la Famiglia d’Origine
Il bisogno di ricoprire uno di questi ruoli spesso trova le sue radici nel contesto familiare in cui una persona è cresciuta.
In una famiglia in cui ci si sente costantemente giudicati, criticati o, al contrario, protetti in modo eccessivo, è più facile sviluppare il desiderio di essere salvati o di salvare qualcuno a nostra volta. Chi ha vissuto in un ambiente familiare disfunzionale, in cui uno dei genitori si comportava da Carnefice o da Vittima, potrebbe aver assorbito questi modelli, facendoli propri e riproponendoli inconsciamente nelle relazioni future.
L’origine di questi ruoli si collega anche al bisogno di essere accettati o riconosciuti. Spesso, l’insicurezza e la mancanza di autostima derivano da una costante ricerca di approvazione, che porta a “costruire” un ruolo (ad esempio, quello della Vittima) per ottenere attenzione e compassione.
Chi è abituato a sentirsi inadeguato o a ricevere amore solo quando si dimostra “utile” o “buono” si troverà facilmente a ripetere lo schema del Salvatore nelle relazioni future.
Il Bisogno di Salvare l’Altro e di Essere Vittima
Essere un Salvatore o una Vittima in una relazione tossica soddisfa un bisogno interiore, spesso non riconosciuto, di sentirsi necessari o protetti.
Il Salvatore sente di avere una “missione“, e cioè quella di alleviare le sofferenze altrui, ma lo fa per sentirsi utile e ricevere amore in cambio.
Allo stesso modo, la Vittima si rifugia nel ruolo di “bisognoso”, creando una dinamica in cui il partner si sente obbligato a prendersi cura di lui.
Questi ruoli danno l’illusione di un controllo emotivo sulla relazione. Tuttavia, poiché si tratta di dinamiche disfunzionali, finiscono per generare frustrazione e dipendenza. E, proprio come accade per la Vittima, anche il Salvatore finisce per provare un senso di insoddisfazione quando si rende conto che i suoi sforzi non cambiano davvero le cose.
L’Istinto di Fare del Male del Narcisista
Un ruolo di particolare complessità all’interno del triangolo drammatico è quello del Carnefice, che in molte dinamiche tossiche è associato a tratti narcisistici.
Il narcisista, infatti, tende a esercitare un controllo sugli altri per alimentare il proprio ego e compensare le proprie insicurezze. Quando ricopre il ruolo di Carnefice, il narcisista è convinto di poter controllare e manipolare il partner, svalutandolo e minando la sua autostima.
Tuttavia, questa posizione è solo una facciata: dietro l’atteggiamento di superiorità si nasconde una profonda insicurezza e un disperato bisogno di essere ammirato.
Il narcisista cerca di mantenere il partner all’interno di una dinamica di dipendenza, impedendogli di sentirsi indipendente o forte. In questo modo, il narcisista non perde il controllo e rimane il “padrone” della relazione.
Tuttavia, anche il narcisista alterna i ruoli all’interno del triangolo, passando occasionalmente alla posizione di Vittima o di Salvatore per continuare a manipolare il partner.
Un Solo Partner Basta per Innescare il Triangolo Drammatico
Spesso basta un solo partner per innescare la dinamica del triangolo drammatico.
Se uno dei due assume il ruolo di Salvatore, l’altro potrebbe adattarsi e diventare inconsapevolmente una Vittima. Questa adattabilità si basa sulla risposta emotiva che ciascuno ha appreso fin dall’infanzia, e su come si è abituato a rispondere al bisogno di attenzione o affetto.
Immaginiamo, ad esempio, una persona che si è sempre sentita poco compresa o apprezzata.
Quando entra in una relazione in cui il partner si comporta da Salvatore, è facile che questa persona inizi a ricoprire inconsapevolmente il ruolo della Vittima, generando una dipendenza. Allo stesso modo, una persona abituata a non chiedere mai aiuto potrebbe adattarsi al ruolo di Carnefice, rifiutando ogni tentativo del partner di avvicinarsi o aiutarlo.
Conclusione: Rompere il Ciclo
Capire come funziona il triangolo drammatico è il primo passo per interrompere una dinamica tossica.
Il riconoscimento dei ruoli, e del modo in cui ci influenzano, permette di sviluppare una maggiore consapevolezza su se stessi e di individuare le radici delle proprie insicurezze.
Interrompere il ciclo del triangolo significa lavorare su di sé, imparare a costruire relazioni basate su reciprocità e rispetto, senza sentirsi obbligati a “salvare” o a essere “salvati”. Solo così è possibile uscire dalle dinamiche tossiche e costruire legami più sani e autentici.
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